“Paradossalmente l’algoritmo può renderci più umani e attenti al paziente”
“Il nostro servizio sanitario non solo è pronto all’arrivo dell’intelligenza artificiale, ma è già una vera palestra di innovazione e una frontiera di opportunità”, ha sottolineato Giovanni Migliore, presidente Fiaso (Federazione italiana delle aziende sanitarie e ospedaliere), durante la tavola rotonda “Telemedicina e intelligenza aumentata nei luoghi di cura” all’Ai Health Workshop, parte dell’Ai Week 2025 in corso a Milano.
Migliore ha poi incalzato: “È indispensabile superare la vuota retorica dell’innovazione, ed essere al tempo stesso innovatori e concreti, come prevede il metodo scientifico. È impensabile, infatti, pensare agli ospedali e, in generale, ai contesti di cura come a ‘non luoghi’ sconnessi dal momento storico che viviamo. In tutto il Paese, infatti, sono partite o si stanno avviando piccole o grandi sperimentazioni che prevedono l’utilizzo dell’Ai: dall’imaging, ai programmi gestionali, dalla robotica alla medicina predittiva, l’elenco è già molto lungo”. Ma il presidente Fiaso mette in guardia sulla necessità di una guida attenta al cambiamento: “Questo ‘cambio di pelle’ va governato, non si può improvvisare. La sanità pubblica, oggi come non mai, non può rincorrere la svolta, con il rischio di sprecare tempo e risorse, ma deve essere in grado di anticipare le sfide più importanti a 360 gradi: dalla sostenibilità economica, al versante organizzativo – pensiamo alla gestione e distribuzione del farmaco – senza mai dimenticare il fronte aperto delle liste d’attesa, oltre che ovviamente alle infinite battaglie in ambito clinico-diagnostico, come pure all’organizzazione del lavoro”. “Senza facili entusiasmi – ha concluso Migliore – bisogna ammettere che l’algoritmo già oggi è in grado di fare molto per la sanità e, in barba ai soloni della conservazione, paradossalmente, potrebbe farci diventare più umani, più attenti alle esigenze soggettive e più capaci di essere vicini ai pazienti”.