Schillaci: “Il Rapporto “Salute e Territorio” rappresenta un punto di osservazione prezioso sulla sanità di prossimità e sul ruolo dei Comuni nel costruire reti di assistenza diffuse e collaborative, capaci di intercettare i bisogni prima che diventino emergenze”.
È stato presentato il 14 novembre a Bologna, nel corso della 42esima Assemblea Anci, il Rapporto 2026 “Salute e Territorio. I servizi sociosanitari dei comuni italiani”, realizzato da IFEL – Fondazione ANCI in collaborazione con Federsanità, la Confederazione delle Federsanità ANCI regionali. Il documento, giunto alla sua quarta edizione, offre un quadro approfondito sulla spesa sociosanitaria e sociale in Italia, evidenziando l’evoluzione dei servizi di welfare territoriale e il ruolo strategico dei Comuni nel garantire prossimità, equità e coesione sociale.
“La sanità pubblica che stiamo realizzando anche con le risorse del PNRR punta proprio a questo: avvicinare i servizi ai cittadini, rafforzando la presa in carico, promuovendo la continuità tra ospedale e territorio e sostenendo l’assistenza domiciliare e la telemedicina. I Comuni – ha detto il Ministro della Salute Orazio Schillaci nel messaggio inviato per l’evento – sono protagonisti di questa trasformazione. La loro capacità di leggere le esigenze delle comunità locali e di coordinare gli interventi sociosanitari è decisiva per rendere la rete più efficiente e inclusiva. In questa prospettiva, considero il contributo di ANCI, IFEL e Federsanità un tassello indispensabile per consolidare un modello di sanità pubblica realmente integrato e coerente con il principio One Health, che unisce salute umana, ambientale e sociale in una visione condivisa di sostenibilità”.
“Il Rapporto si colloca in una fase cruciale per il sistema sociosanitario italiano – ha dichiarato Alessandro Canelli, Presidente di IFEL e Sindaco di Novara – in cui l’invecchiamento della popolazione, la crescente incidenza delle cronicità e le nuove forme di vulnerabilità sociale impongono un cambio di paradigma, soprattutto in chiave one health. L’analisi mostra come l’integrazione tra sanità e welfare locale non sia più un obiettivo futuro, ma una condizione necessaria per la sostenibilità del Servizio sanitario nazionale e per la qualità della vita delle comunità. Il Rapporto – ha spiegato – stima che la spesa sociosanitaria pubblica in Italia si collochi tra 45,7 e 47,3 miliardi di euro, una cifra che testimonia il peso crescente delle prestazioni che coniugano dimensione sanitaria e sociale. La maggior parte delle risorse è destinata ai servizi per anziani non autosufficienti e persone con disabilità, con il 42% delle risorse impiegato per strutture residenziali e semiresidenziali e il 25% per servizi domiciliari e territoriali”.
Emergono tuttavia forti differenze regionali, con il Nord che registra valori di spesa pro capite superiori ai 40 euro, mentre il Mezzogiorno si ferma sotto i 25 euro. Le aree metropolitane e i piccoli comuni presentano inoltre modelli di intervento molto diversi, spesso legati alla capacità amministrativa e alla disponibilità di risorse umane. Nel 2022, i Comuni italiani hanno impegnato 8,86 miliardi di euro per i servizi sociali, pari allo 0,46% del PIL nazionale, in crescita del 5,8% rispetto al 2021 e del 29,2% rispetto al 2013. La spesa si concentra principalmente sull’area famiglia e minori (37,3%) e sulla disabilità (27,5%), mentre risultano in lieve calo gli interventi destinati agli anziani (-2,3%), un dato che evidenzia la necessità di un riequilibrio rispetto ai bisogni emergenti della popolazione. Significativo anche l’aumento della spesa per povertà e disagio adulto, che nel 2022 ha raggiunto 800 milioni di euro, più del doppio rispetto ai livelli pre-pandemia. In crescita anche la componente della gestione associata dei servizi: il 67,2% della spesa è gestito dai comuni singoli o associati, mentre il restante 33% è affidato a distretti, unioni e consorzi, con un ruolo particolarmente rilevante nel Mezzogiorno.
“Il Rapporto 2026 – ha dichiarato Fabrizio d’Alba, Presidente di Federsanità e Dg AOU Policlinico Umberto I di Roma – rappresenta un passo importante per comprendere la reale dimensione dei servizi sociosanitari e per misurare l’efficacia dell’integrazione tra sanità e sociale. Oggi è indispensabile superare una visione frammentata e costruire un linguaggio comune, condiviso tra istituzioni, professionisti e cittadini. Serve una contronarrazione positiva del Servizio sanitario nazionale: non più il racconto della crisi, ma quello della trasformazione, della prossimità e della fiducia. Le amministrazioni locali, insieme alle aziende sanitarie e al terzo settore, stanno già realizzando un nuovo modello di welfare, fondato sulla cura di comunità, sulla partecipazione e sulla responsabilità diffusa. È questo il vero significato dell’integrazione sociosanitaria che Federsanità promuove da trent’anni.”
